domenica 13 settembre 2015

Un nuovo inizio

Ciao!
Dio se mi è mancato scrivere, mi ritrovo di nuovo davanti alla pagina bianca di blogger dopo quella che mi sembra una vita. Volevo fare un veloce aggiornamento e poi spiegare il motivo di questo post, ma prima volevo ringraziarvi di nuovo. 
Grazie per le visualizzazioni, che in questo momento, statistiche di blogger alla mano, sono esattamente 20460. Chi avrebbe mai immaginato che la storia della mia avventura sarebbe stata letta da più di ventimila persone? Io no di sicuro.
Questo blog mi ha dato davvero tante soddisfazioni. E’ bellissimo sapere che quello che per me è stato un diario e uno strumento di sfogo, per altri è stata una spinta che li ha aiutati a decidere di buttarsi nella mia stessa avventura, come al tempo lo erano stati per me i blog dei ragazzi partiti negli anni precedenti. Mi avete scritto in tanti e qualcuno è anche venuto a salutami all’orientativo di maggio, mi avete ringraziata e riempita di complimenti e io non potrei esserne più felice. 
Sono stata sostenuta e incoraggiata l’anno scorso e contattata quest’anno alla ricerca di consigli e risposte, e sono contenta di essere stata un aiuto o un punto di riferimento per qualcuno. Vi ringrazio per il supporto, i messaggi, i complimenti. Sono fiera di tutti quelli con cui ho avuto l’occasione di parlare o che ho conosciuto all’orientation, vi ho visti pieni di dubbi e impazienti di partire, e vi vedo adesso da facebook felici, come non avevo dubbi che sareste stati. Sapevo che ce l’avreste fatta! Batto un cinque virtuale a tutti gli exchange students passati, presenti e futuri. 

Comunque, torniamo a noi. L’ultima volta che avevo scritto era stato appena prima dell’orientation per annunciare la mia presenza, ma è passato un sacco di tempo dall’ultimo vero post, quindi proverò a fare un velocissimo riassunto di questi mesi, saltando le cose che ho già raccontato. 
Siamo a Settembre, la quinta è finita e anche l’estate è ormai agli sgoccioli. Quest’anno è volato, quasi quanto lo scorso. E’ stato un anno di cambiamenti, nuove e vecchie amicizie, nuove esperienze e, purtroppo, tanto studio. 
Dopo le vacanze di natale trascorse a Barcellona con Carla e Stefanie ho potuto rivivere un pezzetto della mia America a maggio, quando Ashley e Cleveland sono venuti a trovarmi a Milano. Si sono presi un anno sabbatico prima dell’inizio del college e hanno girato l’Europa in zaino per tre mesi, e avendo in programma di passare dall’Italia li ho ospitati per due settimane. Visto che non sono mai stata particolarmente amica di Ashley e ancora meno di Cleveland non sapevo cosa aspettarmi, ma è stato fantastico. Mi sono legata tantissimo ad Ashley, missione nella quale ero fallita in America, e ho fatto subito amicizia anche con Cleveland. Abbiamo girato Milano insieme in lungo e in largo, sono usciti con i miei amici, sono venuti a scuola con me e al momento di andarsene si erano divertiti e hanno conosciuto un sacco di gente, per darvi un’idea una sera in cui sono rimasta a casa perché dovevo assolutamente lavorare sulla tesina sono usciti con i miei compagni di classe senza di me hahaha

Per quanto riguarda la scuola, quest’anno ho cercato di impegnarmi, e sono riuscita ad uscire dalla maturità con un 82 del quale non potrei essere più soddisfatta. All’orale ho portato una tesina sulla bomba atomica nella quale ho ripercorso la nascita delle Tri-Cities, la storia di Hanford e il suo ruolo nel progetto Manhattan, scoprendo di più sulla città che mi aveva ospitato in una settimana di ricerche che in un anno di vita lì. L’intero processo di creazione della tesina è stato un parto, ma ne è valsa la pena.

Il progetto di un viaggio estivo con Carla, Stefanie, Timo, Andre e gli altri purtroppo è sfumato quasi subito, e il mio viaggio di maturità si è trasformato in una settimana con delle amiche di Milano a Pag, isola croata ascesa sulla terra dalle profondità dell’inferno, sulla quale ho lasciato l’anima. Derrick non è venuto a trovarmi nemmeno quest’estate, e se prova a non presentarsi qui la prossima andrò personalmente a prenderlo con la forza.

Ma arriviamo al punto centrale del discorso. Per quanto riguarda il mio futuro, sono stata molto indecisa a lungo. Come avevo accennato nel post precedente quest’inverno ho fatto l’application per essere ammessa a delle università in Inghilterra, ma più con l’intenzione di aprire il ventaglio delle possibilità che con la certezza di volerci andare davvero. Per continuare il percorso che ho seguito all’artistico negli ultimi anni i corsi che ho scelto si diramavano tutti nell’area del design, anche se con nomi e materie diverse. (Graphic Design, Design and Marketing, Design for Art Direction…)
Ho ricevuto cinque lettere di ammissione e ho finito la quinta relativamente sicura di volere partire per l’Inghilterra, sicurezza che però in estate diminuiva di giorno in giorno sempre di più. 
Mi sono chiesta che motivo avessi di lasciare Milano, dopo essere appena tornata. Mi rendevo conto di avere una possibilità unica e probabilmente irripetibile, ma ero tentata dall’invitante abbraccio della mia città, la sicurezza della mia confort zone, la voglia di continuare a stare con la mia famiglia, nella mia Milano, con i miei amici. Il non doversi ambientare di nuovo, lasciarsi di nuovo tutto alle spalle e ripartire da capo per la seconda volta in tre anni, anche se in cambio di un’occasione fantastica.
C’è stato un periodo in cui avevo rinunciato quasi del tutto all’idea di partire, e sono stata sul punto di cliccare sul pulsante “completely withdrawal application” che mi ha tentata per settimane.

Poi, a poco più di un mese dall’inizio delle lezioni, ho cambiato idea. Mi sono chiesta che motivo avessi di avere paura, oltre al normale panico dell’ultimo minuto. Non sono forse già stata in questa situazione? Non mi sono già dimostrata di essere in grado di farcela?
Mi sono resa conto di quanto sia stupido da parte mia cercare di convincere a partire per l’anno all’estero chiunque mi chieda consigli in proposito, per poi non riuscire a superare le loro stesse paure. Se l’estate prima di partire per l’America avessi avuto l’opportunità di tirarmi indietro, forse l’avrei fatto. E avrei fatto malissimo.
L’idea di fare l’università all’estero fa paura perché non è un anno, sono come minimo tre e rischiano di trasformarsi in un per sempre.
Però l’Inghilterra non è l’America, soprattutto se si parla di Londra, e soprattutto se sei di Milano. Con tutti i diretti che ci sono, potrei letteralmente tornare ogni weekend a casa (cosa che naturalmente non farò per non finire in bancarotta, ma fisicamente sarebbe possibile).

Metterò le cose in chiaro: no, non sono sicura della mia decisione. Ma direi che a 19 anni è impossibile essere davvero sicuri sul cosa fare del resto della propria vita. Però anche se non so con precisione cosa vorrò fare del mio futuro, so che il percorso artistico non può essere la strada sbagliata per me. Forse non la migliore, ma di sicuro non quella sbagliata. Ho sempre voluto in futuro fare qualcosa che mi permetta di mettere a frutto la mia creatività, e questi ultimi tre anni di indirizzo multimediale mi hanno dimostrato che occuparmi di grafica è qualcosa che davvero mi piace fare, e che potrei e vorrei fare per tutta la vita.
Mi frenava il fatto che avendo altri interessi, come è normale che sia, stavo considerando altre opzioni che non c’entravano nulla l’una con l’altra. Ad esempio, la classe di Mrs Westerfield che ho frequentato in America e che mi era piaciuta tantissimo, mi ha fatto seriamente considerare l’ipotesi di fare psicologia. E la terza opzione era architettura.
Mi sono resa conto però, che tra le tre, partire per l’Inghilterra era l’unica occasione che non si sarebbe mai ripresentata, perché senza dubbio se mi fossi tirata indietro a un mese dall’inizio delle lezioni non mi avrebbero mai più voluta.
Ho tra le mani questa occasione d’oro, e per ottenerla ho dovuto impegnarmi tanto. Scadenze, colloqui, preparare e mandare portfoli, inseguire vari prof perché mi scrivessero una lettera di raccomandazione e scriverne e riscriverne a mia volta. Il viaggio a Londra per vedere le università, l’ottenere varie certificazioni d’inglese e l’impegno per raggiungere il voto necessario alla maturità per essere accettata… mi sono chiesta se davvero fossi disposta a buttare tutto questo impegno per un po’ di paura. E mi sono risposta di no. 
E’ vero, non so se sia sulla strada giusta, e ora come ora l’unica certezza che ho è che sarà difficile, almeno nel primo periodo. Ma ho questa occasione, e ho deciso di coglierla.

Mi sembra di rivivere tutto di nuovo, a distanza di due anni. Solo che questa volta non è un anno all’estero, non è solo un piccolo frammento della mia esistenza, ma è la mia vita che cambia direzione a tempo indeterminato. 
Non ho più 16 anni, ne ho 19, sono legalmente un’adulta e questa volta mi troverò a dovermela cavare completamente da sola. Niente più famiglia ospitante, associazione partner che ti stia dietro (o che almeno dovrebbe farlo), niente Wep che controlla che tu sia viva e felice. Questa volta vivrò da sola, dovrò gestirmi senza l’appoggio di nessuno se non la mia famiglia dall’Italia e dovrò senza dubbio trovarmi un qualche lavoro per non morire di fame hahaha 
Ma è proprio tutto quello che questa scelta comporta, che mi fa rendere conto di quanto ne valga davvero la pena. Perché come ho già detto, non so se stia facendo la scelta giusta. Non so che ne sarà di me tra un anno. Partirò in poco più di dieci giorni, determinata ma spaventata e senza sapere cosa aspettarmi. Vorrei poter dire che sarà fantastico, ma in realtà non posso saperlo. Hoping for the best and expecting the worst, quest’anno mi impegnerò al massimo, e vedremo come andrà. Scoprirò se sia stata una scelta giusta o meno solo vivendo, immagino. 
Ma anche se per qualunque motivo qualcosa andasse storto, è impossibile che io esca da questa esperienza senza esserne cresciuta. Sono io che prendo la strada meno comoda nel tentativo di inseguire le mie passioni. Nel bene o nel male, questo tentativo aggiungerà altri pezzi al puzzle della mia indipendenza e della mia internazionalizzazione. Qualunque cosa succeda sarà un’avventura e una lezione di vita, e di sicuro non sarà tempo sprecato. 
E se andrà male… allora immagino che mi rivedrete in Italia l’anno prossimo. E non sarà una tragedia né tempo perso, sarò comunque un passo più avanti nel percorso verso la strada giusta. Si impara a prove ed errori, e ho deciso che questo è un possibile errore che sono disposta a fare.

Quel che è certo è che questo non è un’addio alla mia adorata Milano. Tornerò spesso in Italia, e spero di non perdere i contatti con nessuno. Inoltre visto che nella mia camera londinese ho la possibilità di ospitare chi voglio per quanto voglia, c’è già una decina di persone che ha giurato che verrà a trovarmi, quindi potrei ritrovarmi a gestire un albergo illegale popolato da italiani hahaha

Ho finito le cose da dire e questo post si sta decisamente allungando troppo, quindi vi saluto e vi lascio a una citazione che non so da dove provenga. 
Spero di avere tempo di riprendere a scrivere spesso, perché davvero mi è mancato un sacco. (Spero) a presto!

“Certe volte bisogna prendere le decisioni sbagliate, perché quelle giuste sono tali solo col senno di poi. Ma noi viviamo adesso, non poi.
E bisogna imparare a sbagliare bene, a fare gli errori giusti, e magari a non rifarli più. O a rifarli altre centro volte, dipende.
Chi non sbaglia mai non è saggio. È morto.
Sbagliate, e fatelo continuamente. Col cervello, con la cognizione di ciò che comporterà, consci delle conseguenze, ma felici di incontrarle. Perché gli errori giusti esistono. Sono traslucidi momenti di libertà che ci permettiamo di prendere per seguire noi stessi. Perché la coerenza, come la definisce la gente, non esiste. Cosa c'è di più coerente del dar retta ai propri istinti? Chi l'ha detto che se quattro anni fa eravamo contrari ad una cosa, ora non possiamo farla? Chi è il giudice? Dov'è il tribunale?
Ascoltatevi. Assecondatevi. Pentitevi. E vivrete una vita intera sapendo di aver fatto una marea di cagate, certi però di essere stati davvero voi stessi. Di aver vissuto una vita che è appartenuta a voi, e a nessun altro.
Irripetibile. Unica. Vera.”

mercoledì 20 maggio 2015

Sono ancora viva


Ciao ragazzi, come state?
So che probabilmente nessuno vedrà mai questo post, ma in caso qualcuno tornasse a rileggere la mia avventura, volevo solo dirvi grazie. Grazie per avere letto il mio blog 18412 volte, per i commenti di supporto, per i messaggi su facebook, su ask e su tumblr, grazie a tutti quelli che mi hanno incoraggiata, contattata, fatto domande e complimenti, davvero grazie di tutto.
Ho riletto il mio blog anch’io, e tra un bel ricordo e l’altro sono rimasta sconvolta dai miei errori di grammatica, scusatemi haha
Per chi di voi è partito per l’estero sono sicura che capiate cosa voglia dire perdere l’italiano, e per chi non l’ha fatto sappiate che l’editor di blogger non segnala gli errori.
Comunque siamo a Maggio, la quinta sta finendo e quest’anno è volato via velocemente quasi quanto lo scorso. Ho avuto l’occasione di rivedere persone della mia vita in America, e nel futuro abbiamo ancora tanti progetti insieme.
A novembre siamo andati in gita di classe, destinazione Berlino. Non avrei mai immaginato che la prima persona che avrei rivisto del mio anno sarebbe stata Timo, davvero. Il momento in cui ci siamo rivisti e mi ha abbracciato sollevandomi da terra mi ha fatto capire che tutti noi che abbiamo vissuto questa esperienza insieme saremo legati per sempre, non importa la distanza o il tempo che passiamo separati. E le venti bottiglie di birra che tintinnavano nel suo zaino (ed eravamo in un museo) fanno capire che non cambieremo mai. hahaha
Durante le vacanza di Natale, io e Stefanie siamo state ospitate dieci giorni a Barcellona da Carla, ed è stato fantastico.


Direttamente dal Pacha di Barcellona, una foto tremenda come tutte quelle che abbiamo insieme haha
Però è il pensiero che conta, no? No, ok.

Ashley sta facendo con Cleveland un anno sabbatico in giro per l’Europa, e tra due settimane finalmente sarà qui. Derrick avrebbe dovuto venire a trovarmi quest’estate, ma sembrerebbe che le sue capacità organizzative siano anche peggiori delle mie, quindi forse sarà per l’estate prossima. Dopo gli esami, per quanto riguarda il viaggio di maturità avrei tantissimo voluto fare un interrail con i miei amici europei, che poi si è trasformato nel progetto di una vacanza tutti insieme a Menorca, che poi è diventato un nulla di fatto haha

Mi sono anche ritrovata a lavorare per quei piccoli schiavisti della Wep, per i quali ho fatto volantinaggio, appeso poster, sono stata al banco Wep alla fiera “Fa la cosa giusta” e ho partecipato come wep buddy all’orientation a Firenze di novembre. E arriviamo al motivo di questo post: tra due giorni sarò a Ferrara/Ravenna, alla super orientation-evento di quest’anno.  Sono già stata contattata da qualche ragazza che sarà presente, ma se qualcuno del mio piccolo pubblico avesse voglia, venite a darmi un saluto! :)

Per quanto riguarda l’anno prossimo invece, ho fatto l’application per delle università in Inghilterra, tre delle quali a Londra, una a Lancaster e una a Brighton. Sono stata presa in quattro su cinque, ma in compenso ho ricevuto una buonissima offerta da un’università alla quale non avevo fatto richiesta.
Per ora devo vedere come riuscirò a passare la maturità, perché un mio ipotetico futuro in Inghilterra dipende da quello. E in caso succedesse, la mia storia su questo blog non si fermerà qua :)

Un abbraccio.

domenica 28 settembre 2014

Ritorno a casa

Non sono mai stata una persona da pianti, ma nell'ultimo periodo credo di essermi disperata più di quanto non abbia mai fatto in vita mia. La sera in cui sono partita ho pianto silenziosamente mentre salutavo con lo sguardo la città, fino ad addormentarmi. Sorridevo con gli occhi lucidi leggendo la lettera di Carla, che mi aveva dato al mio compleanno facendomi promettere di aprirla solo sull'aereo. Arrivati a New York, dove siamo stati quattro giorni, ho pianto in taxi con la testa contro il finestrino quando mia madre ha fatto un riferimento alla mia famiglia ospitante, e di nuovo sul cuscino quando in hotel è arrivata l’ora di andare a dormire. Sono stata tranquilla per i quattro giorni nei quali sono stata con la mia famiglia a New York, poi sono stata di umore orribile sull’aereo per Milano e quando per la prima volta, uscita dalla stazione centrale, ho rivisto la mia città. Pensavo che sarei stata felice di vedere Milano, ma mi sbagliavo. 
Sono arrivata a casa con una sensazione di intontimento e dopo avere fatto due passi in casa sono scoppiata a piangere di nuovo, per poi asciugarmi le lacrime e fare finta di nulla quando sono arrivati mia madre e mio fratello. La prima cosa che ho fatto è stata andare in camera mia e tirare fuori la bandiera americana intenzionata a metterla sulla parete, ma poi mi sono resa conto che è troppo grande e non c’è nemmeno la metà dello spazio necessario su nessun muro. Sono rimasta seduta sul letto con la bandiera in braccio per dieci minuti, senza osare metterla giù o fare nient'altro. Sono stata improvvisamente assalita dal fatto che ormai ero a casa, non era più quasi finita ma il mio anno si era concluso del tutto, per sempre, in quel preciso momento. Non avevo voglia di disfare i bagagli, vedere i miei amici italiani o nemmeno alzarmi dal letto, quindi ho scritto a Stefanie. Sono rimasta di umore nero per qualche ora, ma poi è arrivato a trovarmi un amico, che nonostante avesse avuto la terza prova di maturità quella mattina è montato su un treno (vive in Veneto) ed è venuto a trovarmi a sorpresa :)

Da lì è stato un crescendo, ho rivisto tutti i miei amici e nonostante la nostalgia ero di buon’umore, il periodo di crisi nera è andato solo dall’ultimo giorno ai primissimi in Italia. La cosa strana è che nella settimana prima della partenza ero così in ansia da non riuscire a dormire o mangiare, per quanto sembri esagerato. Ho passato notti a rigirarmi tra le coperte per ore e ore, senza riuscire a chiudere un occhio per il pensiero "ehy, tra tre giorni parti!" che continuava a farmi capolino in testa. L’insonnia è passata dopo la partenza (o forse si è solo camuffata da jetlag) mentre la sensazione di stomaco chiusissimo e contratto che già avevo prima di partire è andata avanti un bel po'.
I primi giorni la cosa più strana per me è stata sentire gente intorno a me che parlava italiano, mi ero completamente disabutuata all'idea che ci fossero altre persone che conoscono la lingua che per dieci mesi è stata solo ed unicamente nella mia testa. Mi sembrava impossibile che potessero essere così tante, ovunque, a parlare e capirsi a vicenda, non potevo fare a meno di fissare ogni passante italiano a New York e stupirmi che davvero ci fosse qualcuno che parla italiano al mondo e che non fosse solo la mia immaginazione. So che sembra una cazzata, ma vi assicuro che è una sensazione assurda.
Ho perso tutti i congiuntivi, e mio fratello me li ha fatti riprendere a forza prendendomi a sberle ogni volta che ne sbagliavo uno (grazie Ale <3). 
Nel primo periodo poi non riuscivo a frenare l'istinto di parlare in inglese. Se qualcuno mi rivolgeva la parola mentre ero distratta iniziavo la frase in inglese, oppure quando dovevo dire qualcosa velocemente tipo un "sorry" dopo avere pestato un piede a qualcuno in metropolitana. Parlando italiano mi saltano ancora in testa espressioni americane, e il non poterle usare è frustrante almeno quanto lo era non riuscirsi ad esprimere in italiano all'inizio. Ogni tanto traduco in mente dall'inglese all'italiano e i risultati sono sempre imbarazzanti, dal "lancio" detto invece di pranzo (lunch) e magazzino invece di rivista (magazine).
Comunque poi dopo una settimana a Milano sono partita per il mare. Mi sono goduta l’estate, tempo tremendo a parte, ho studiato molto più di quanto non avrei voluto e mantengo i contatti con l’America. Mi sento quasi tutti i giorni con Larry e Carla tramite whatsapp, e sempre con whatsapp parlo anche con Stefanie, anche se di meno. Su snapchat sento Derrick in continuazione e molto meno Ashley, ma tutto sommato me lo aspettavo. Tutti gli altri li sento un po’ meno, ma in qualche modo cerco di stare in contatto con tutti.L'America mi manca tanto, comè normale che sia. Ogni tanto vorrei essere ancora lì, vorrei che gli altri capissero come mi sento, o rimango triste quando vedo su facebook foto di persone che sono nella mia ex scuola o i miei amici americani che si divertono senza di me, ma immagino sia inevitabile. D'altra parte tante altre cose invece sono migliorate, dalle nuove amicizie, a un migliore rapporto con la mia famiglia e tanta motivazione e determinazione in più. Mi sento una persona più serena e più matura, sento di avere raggiunto un grande traguardo.
Ho fatto gli esami, ho ricominciato la scuola e sono contenta, sono decisa a uscire bene dal liceo e passare oltre. Non ho ancora progetti precisi sul cosa voglia fare, ma quest'anno mi ha aiutato moltissimo a farmi qualche idea sul mio futuro. A Natale io e Stefanie saremo a Barcellona da Carla, ci stiamo organizzando e dovrei comprare il biglietto aereo in questi giorni. Per quest'estate c'è un progetto ancora vaghissimo per una vacanza in treno in giro in Europa con anche Timo e tutti gli altri, sperando che sia realizzabile. Dopo quest'estate ancora non so, ho mille progetti che vanno dallo studio all'estero, a un anno sabbatico di volontariato ed esplorazione, a tante altre idee. Per ora voglio solo finire quest'anno e andare avanti qualunque cosa il futuro mi riserverà. 
Come dicono sempre gli Americani alla graduation, "It's the first day of the rest of my life".

giovedì 28 agosto 2014

L'ultima settimana

Sono passati più di due mesi da quando ho lasciato l’America, ma per qualche motivo non sono mai stata in grado di mettermi seduta e scrivere questo post. Per certi versi ripensare agli ultimi giorni mi intristice ancora, per altri mi sembra che in questo modo metterei per sempre la parola fine a quest’anno. Però rimandare non ha senso, e prima di dimenticarmi tutto voglio lasciare un ricordo di questi ultimi giorni. Per evitare di scrivere un post lunghissimo lo divido in parti, enjoy :)

Credo vi avessi lasciato con l’ultimo giorno di Timo. Il giorno dopo, mercoledì, era il sedicesimo compleanno di Derrick e l’ho passato a casa di Sundas, mentre i miei e mio fratello si facevano una gita a Seattle. In quei giorni ero così con la testa tra le nuvole che mi sono completamente dimenticata di prendere un regalo per Derrick, che idiota. Mi sono sentita in colpa ma lui ci ha riso su, e ho rimediato con due giorni di ritardo.
Comunque come dicevo sono andata a casa di Sundas e abbiamo guardato un po’ netflix e chiacchierato, nulla di che. E’ stata l’ultima volta che ho visto Sunbal ma non lo sapevo, non essere stata in grado di dare l’addio a tutti è una delle cose che ho rimpianto di più.
Il giorno dopo era il fatidico giorno del servizio fotografico che io, Stefanie e Carla organizzavamo da più di un mese. Mi sono fatta dare un passaggio sulla macchina di Derrick per la prima e ultima volta e ci siamo trovati in quello che non oso definire centro della città, comunque una zona in cui c’è il parco, il fiume e qualche negozio. Il fotografo in mezz’ora ha fatto tantissime foto e poi una volta libere ci siamo andate a prendere un cupcake e ci siamo fatte un giretto nei dintorni. Abbiamo deciso di fare un servizio fotografico senza nessun motivo particolare, solo per avere qualche ricordo. Le foto ci sono costate $15 a testa e sono bellissime, quindi ne è ampiamente valsa la pena :)

 In ordine io, le mie gambe giganti, Carla e Stefanie

 Momenti strani con Stefanie hahahaha

<3 <3 <3



Dopo le foto abbiamo fatto un giretto a caso per l’uptown e poi siamo andate al mall, dove oltre a un po’ di shopping e junk food (che sta sempre bene in qualunque uscita <3) abbiamo comprato tre braccialetti uguali che abbiamo promesso di mettere sempre, io lo tolgo solo quando la doccia ed è sul mio polso anche ora. Suona come una cosa stupidissima, lo so hahaha ma alla fine è solo una semplicissima catenina di argento, non qualcosa di ridicolo con scritto “BFF”, e mi fa piacere pensare che ad Amsterdam e Barcellona le mie amiche lo stiano indossando.
Il giorno dopo, giovedì, è stato probabilmente uno dei giorni più divertenti degli ultimi mesi. Sono andata al parco dei trampolini con Larry e Carla, in pratica un posto dove i pavimenti sono coperti di tappeti elastici e ci sono canestri, piscine di cubetti di gomma e tutto quello che farebbe felice un bambino di dieci anni (o chi ha la mente di un bambino di dieci anni → noi). C’era anche un freshman rompipalle che Larry doveva portarsi dietro perché lo deve ospitare in questi giorni, ma ci siamo divertiti lo stesso.
Dopo un’ora lì siamo passati a prenderci un caffè e poi siamo andati a casa di Larry, dove semplicemente abbiamo fatto gli idioti per il resto del pomeriggio, non racconto nei dettagli perchè tanto sono cose che hanno senso solo per noi haha
Una cosa mi ha fatto quasi soffocare dal ridere è che a un certo punto ero seduta sul letto di Larry e hanno iniziato a colpirmi con dei palloncini, quindi io afferro un telefono, faccio finta di digitare un numero e urlo “911, help, I’m getting aroused!” per poi rendermi conto di quello che avevo appena detto solo quando ho visto Larry praticamente contorcersi dalle risate per terra.
Il punto è che in inglese “harrassed” vuol dire molestata (non in senso sessuale) mentre “aroused” vuol dire che mi sto eccitando (in senso puramente sessuale). Quando mi sono resa conto del lapsus era troppo tardi, e da allora ricevo battute sulla mia passione per i palloncini in continuazione. Sì, c'è tempo per le figure di merda linguistiche anche a due giorni dalla partenza hahaha
Comunque a un certo punto ho iniziato a ricevere snapchat da Derrick e Ale (fratello italiano) contenenti biscotti appena sfornati, quindi nel giro di un minuto e mezzo ci siamo fiondati sulla macchina di Larry e poi a casa mia. E’ incredibile come anche solo un tragitto di dieci minuti in macchina sia divertente con loro, mi mancano da morire.
Ed è tristissimo il modo in cui la nostra amicizia con Larry sia cresciuta così tanto solo nell’ultimissimo periodo, perché davvero sento che sia uno degli amici più sinceri che avessi lì.
Chi è appena tornato mi capirà e i futuri exchange mi capiranno nel corso dell’anno, ma la stragrande maggiorparte dei teenager americani sono persone davvero false, tutti sparlano di tutti ed è una continua ansia il preoccuparsi di cosa i tuoi amici pensino di te. Magari sono sfigata io e ho conosciuto solo persone di merda, ma dalla mia esperienza sono pochi i ragazzi che si scostino da questa categoria, e Larry è uno di questi.
  
Venerdì 13 era il mio terzultimo giorno in America, e visto che il 14 avevo in programma una festa di addio/compleanno (si, ho compiuto 18 anni l’ultimo giorno in America e sono partita la mattina dopo alle 3, sì) l’ho passato in giro per supermercati a procurarmi cose per la festa.
Il 14 Carla è arrivata un’ora prima degli altri a darmi una mano a preparare e il suo regalo è stata una lettera che mi ha fatto giurare di aprire solo sull’aereo, una cornice con una nostra foto in cap&gown il giorno della graduation e tantissime foto di noi due che ha stampato, è stato un regalo bellissimo :)
Mi ha aiutato a sistemare la musica e qualche cosa, poi alle quattro la gente ha iniziato ad arrivare. Avevo creato un evento su facebook per invitare tutti, ed a quanto pare è stata una pessima idea visto che un sacco di persone non hanno ricevuto l’invito. Non abbiamo fatto nulla di particolare e la gente continuava ad andare e venire, ma è stata una bella giornata. In totale si sono presentati Larry, Carla, Stefanie, Megan, Andre, Marissa, Erin, Katlyn, Sundas, Senna, Dante, Yuriy, Lexy, Schuyler, Chiara, una ragazza della mia classe di leadership che in realtà non avevo invitato e probabilmente qualcun altro che non ricordo, ma con tutti che andavano e venivano non eravamo mai in più di sei e gli unici che sono rimasti tutto il tempo sono stati Larry e Carla.
Ashley mi ha deluso moltissimo perché non è stata con me nemmeno un secondo, ma alla fine ormai con lei mi sono arresa da tempo. Avrei voluto che fossimo più amiche, ma a quanto pare non ce l’ho fatta, per quanto ci abbia provato. Derrick è stato con me e i miei amici tutto il tempo anche se non li conosceva, mentre Ashley pur essendo in casa è rimasta in cucina o in camera sua.
Quando siamo rimasti in pochi abbiamo messo un film, ma nessuno l’ha guardato per un secondo. Sono successe cose strane tra cui Erin che mi da come regalo un preservativo che finisce per diventare un arma con la quale lei e Katlyn si stavano schiaffeggiando hahaha
Comunque in sostanza ci siamo divertiti. Quando si è fatto buio siamo usciti, abbiamo acceso un fuoco e ci siamo mangiati qualche smore.
Alle dieci e mezza ho dovuto mandare via i pochi che erano rimasti, ovvero Yuriy e Dante, mentre Larry e Carla sono rimasti ad “aiutarmi” mentre finivo di preparare le valigie. Visto che dovevamo partire alle tre di mattina i miei hanno deciso di dormire un po’, soprattutto perché dovevamo guidare fino a Seattle, mentre io volevo finire di preparare e passare le ultime ore con i miei amici.
Finiti i bagagli quindi ho dovuto salutare la mia famiglia ospitante, ed è stato un momento orribile. Non solo perché è stato l’addio più difficile, ma anche perché sono rimasta un po' delusa per una faccenda di cui non parlerò per non mancare di rispetto a nessuno.
Siamo andati sulla macchina di Larry fino a casa di Carla e io credo di avere pianto per un’ora fin dall’inizio degli addii, stavo singhiozzando come un’idiota e non riuscivo assolutamente a smettere.
Siamo stati nella macchina di Larry fino alle due e mezza a fare nulla, prima con io e Carla in lacrime e poi a comportarci come se fosse un momento normale e non le ultime ore insieme. E’ una sensazione che semplicemente non si può nemmeno pensare di capire se non ci sei passato. La consapevolezza che sia tutto finito, tutto andato per sempre. Hai dato l’addio alla famiglia, la città, la scuola, tutti i tuoi amici, e ti aggrappi alle ultime ore che ti rimangono con delle persone che non vorresti mai perdere. Ti rendi conto che noi exchange students alla fine siamo tutti un po’ masochisti, perché tutti sapevamo che questo momento sarebbe arrivato ma siamo partiti lo stesso. Comunque a un certo punto è venuto il momento di salutare anche Carla, poi Larry mi ha portata sul "top of the universe", un punto panoramico dal quale si possono vedere tutte le Tri-Cities sul quale non ero mai stata. E’ stato un modo bellissimo di salutare la città, si vedeva tutto da Badger Mountain, le colline, il Columbia immerso nel buio e le luci di ogni casa.
Poi alle tre Larry mi ha riportata a casa e ho dovuto salutare anche lui.
I miei erano svegli e stavano già iniziando a caricare la macchina mentre la mia famiglia ospitante dormiva, con l’eccezione di Alinda che con una sua amica stava cercando di rimanere sveglia fino all’alba.
Ho lasciato la mia copia delle chiavi di casa su un foglietto sul quale li ho ringraziati, poi l’ho lasciato sul tavolo. Mi sentivo galleggiare in un sogno, camminavo per la cucina e ovunque mi girassi mi apparivano in testa mille immagini di vita quotidiana. Tutte le volte che ho fatto colazione appoggiata all’isola, in mano un panino al burro di arachidi e nell’altra il telefono a leggere i messaggi arrivati durante la notte dall’Italia. Le cene su quel tavolo, ogni sera alle sei, dal mio primo giorno a quelli in presenza dei miei genitori, mi sembrava di riuscire a ricordarle tutte. Le sere passate in salotto in compagnia di Derrick, con lui sdraiato sulla moquette a guardare qualcosa in tv e io a leggere o usare il cellulare, con quello che è diventato il mio secondo fratello e che nemmeno so se rivedrò mai più. I pomeriggi di primavera in giardino, i miei tentativi di preparare cibo italiano, i brevi momenti di studio. Il giorno in cui aveva nevicato e sono scivolata davanti alla porta della cucina mentre rientravo, con Alinda che rideva fino alle lacrime. Riuscivo a vedermi mentre facevo mille cose diverse nelle mie occupazioni di tutti i giorni, con le lacrime agli occhi e la consapevolezza che probabilmente era l’ultima volta a camminare tra le mura di quella casa. 
Poi è arrivato il momento di partire, abbiamo caricato tutto sulla macchina a noleggio e siamo saliti in macchina alla volta di Seattle.

venerdì 4 luglio 2014

Graduation e quasi l'ultima settimana

Avevo cercato di fare qualche post sugli ultimi giorni quando ero ancora in America, ma non ho letteralmente avuto un secondo di tempo. Ormai sono a Milano da qualche giorno ma prima di parlarvene voglio andare per ordine, vi lascio a questo post che avevo cominciato ma non ero riuscita a finire, sono in ritardissimo ma pazienza :)

Ciao gentaglia, come va?
Mi sono resa conto che inizio sempre i post come se fossero una lettera haha
Oggi sono contenta ma mi sento un po' giù perchè manca troppo poco tempo, quindi ho voglia di scrivere.
Vi avevo lasciato qualche giorno fa alla fine della scuola, il giorno prima che i miei arrivassero. Giovedì ho avuto la terza e ultima esercitazione per la graduation al toyota center, quindi anche se era il mio primo giorno di vacanza mi sono dovuta svegliare relativamente presto, per fortuna Yuriy mi ha dato un passaggio e non ho dovuto prendere il pulmino alle sei.
E' stata abbastanza noiosa, hanno fatto sfilare le prime file per farci capire come funzionasse poi il vice preside si è lanciato in una competizione tra gli studenti: eravamo divisi in due file con un corridoio in mezzo (mentre noi exchange students eravamo in una fila a parte sul lato destro) e lui con delle domande cercava di stabilire quale lato fosse il migliore. Ha chiesto a turno ai ragazzi dei due lati di alzarsi se erano stati più di una volta nel suo ufficio, se suonassero uno strumento, se fossero in una classe AP ecc. A un certo punto ha chiesto di alzarsi a chi conoscesse più di una lingua e tutta la nostra fila si è alzata, tutti sono scoppiati a ridere e ci hanno applaudito hahaha
Dopo la prova sono andata con Ashley a mangiare da subway, poi siamo passate a prendere un caffè da starbucks e ci siamo fatte un giretto al mall. Avevo ordinato un vestito per la graduation una vita fa e visto che non è mai arrivato volevo vedere se ne trovavo un altro carino, e da pacsun ne ho preso uno davvero bello che era stato scontato da 35 dollari a 6 <333333
Quando sono tornata a casa ho trovato il vestito sparito sul mio letto, ovviamente era arrivato proprio quel giorno, ma alla fine è valsa la pena prenderne un altro.
Verso le nove e mezza di sera doveva arrivare la mia famiglia, e giuro che le precedenti tre ore sono state le più lunghe della mia vita. Da quando sono arrivati a Seattle ho continuato a mandare messaggi vocali a mia mamma su whatsapp, e negli ultimi quaranta minuti ero mezza impazzita (qual'è il modo migliore per tradurre freaking out in italiano?)
Andavo avanti e indietro con Alinda per tutta la via fino alla fermata del bus, poi mi sono messa ad aspettare fuori dalla porta mentre la mia host family continuava a ridere e dirmi che sembravo drogata. Sono corsa in contro alla macchina sbagliata una volta ma poi finalmente sono arrivati e giuro che non ero mai stata così felice di vederli, anche se è stato un po' uno shock. Mio fratello era più alto del previsto, barbuto e non so come sia possibile ma ha cambiato voce di nuovo, mentre i miei genitori sono sempre gli stessi.


Papà <3


E' stato strano vederli cercare di comunicare con la mia host family. Quando andiamo all'estero mio padre è sempre quello che sa parlare inglese, e quel giorno per la prima volta mi sono resa conto che invece ha un accentaccio, anche se mia mamma è peggio haha
 
Il giorno dopo, venerdì, era il giorno della graduation. Al mattino abbiamo avuto avuto a scuola senior breakfast e senior assembly, in pratica ciambelle gratis e un'assemblea celebrativa per noi seniors <3
All'assemblea hanno riconosciuto seniors meritevoli, dai vari presidenti dei club (Ashley compresa) agli atleti, poi hanno chiamato anche gli exchange students. Ci hanno dato le nostre bandiere ed eravamo in fila davanti a tutta la scuola in mezzo alla palestra, poi ci chiamavano per nome e paese e dovevamo fare un passo avanti, tutti hanno strillato e applaudito in modo impressionante, non me lo aspettavo. Ero così emozionata che stavo tenendo la bandiera al contrario, che cretina hahaha
Era il modo della scuola di dare l'addio a tutti i seniors, e quando è finita i prof hanno creato un tunnel in mezzo alla quale siamo passati per poi uscire un'ultima volta.


Non fate caso alle teste in mezzo, quello è il tunnel con i prof che porta all'uscita


Nel tragitto ho abbracciato Mr. Murphy e Mr. McDonald, è stato un momento abbastanza toccante anche perchè di sottofondo c'era counting stars, la canzone della classe del 2014.
Usciti ci siamo diretti vicino ai campi da tennis, dove il muro che sta in mezzo al prato era stato dipinto di verde con un gigantesco "class of 2014" in giallo.





Dopo che tutti l'hanno firmato io e Ashley siamo tornate a casa.
Alle sette c'è stata la graduation. Siamo arrivate un po' prima, mi sono infilata cap&gown e ho avuto tempo per un po' di ansia.

 Io ed Ashley fuori dal Toyota Center
Exchangers prima della cerimonia. In ordine Lukas, Carla, Andre, Io, Aureliane e Stefanie, non sono sicura di dove fossero gli altri due. Non siamo riusciti ad ottenere nemmeno una foto tutti insieme haha


La cerimonia è stata infinita. E' partita con alcuni e studenti e professori che hanno fatto dei discorsi, e già da lì si poteva notare la differenza tra Italia e America. I prof hanno parlato di quanto fossero fieri della classe del 2014 e di quanto anche gli studenti gli abbiano insegnato tanto, i ragazzi ringraziavano i professori e parlavano del liceo come anni bellissimi di crescita, pieni di fierezza per la nostra scuola e impazienza per il futuro. Un ragazzo ha parlato di quanto sia difficile coordinare scuola, lavoro, amicizie ed attività extrascolastiche mentre faceva il giocoliere con tre palline.
Dopo i discorsi noi exchange students siamo stati chiamati sul palco e uno alla volta hanno detto il nostro nome e paese per poi darci un diploma onorario.

So che non si vede nulla, ma questi eravamo noi sul palco

E' stato un momento di un'emozione unica, con tutti che applaudevano per noi, non capivo più nulla. Dopo tutti i senior sono stati chiamati uno ad uno, ed è stato un processo davvero interminabile. Alla fine della cerimonia c'è stato il lancio dei cappelli e poi basta, la nostra esperienza nella scuola americana è finita per sempre. E' stato strano perchè sentivo che Ebba e Ali avrebbero dovuto essere lì con noi...



E' stata un'emozione grandissima, non cercherò nemmeno di descriverla. Come durante l'ultimo giorno di scuola si mischia l'emozione del ce l'ho fatta e il è finita per sempre. Tutti sorridono e ti abbracciano, ti fanno i complimenti e ti dicono che sono fieri di te. Finita la cerimonia siamo usciti e nel prato fuori c'era un migliaio di persone, con tutti che si abbracciavano, salutavano, piangevano e facevano foto. Ho trovato anche qualche junior come Schuyler ed Erin. Dopo tutti gli abbracci e i saluti siamo tornati a casa.
Non ricordo se la sera stessa o il giorno dopo, ma abbiamo avuto il senior party. Ci sono andata con Ashley poco prima di mezzanotte e lì ho incontrato Carla, Aureliane, Stefanie e qualche americano; dal modo in cui veniva pubblicizzato dall'inizio dell'anno e dal fatto che l'ingresso mi è costato trenta dollari mi aspettavo grandi cose, e invece no. Era nella palestra della scuola (ndr: edificio gigante con tre palestre dentro), il tema “night on the beach” o qualcosa del genere  e c'erano palme di cartone e decorazioni un po' ovunque. All’ingresso ricevevi una busta con qualche omaggio per cose in città che non userò mai e dei punti per iniziare a giocare nelle varie sale, infatti c'era un casinò, una sala del bingo e altre cose, più punti vincevi più possibilità avevi di vincere premi alle estrazioni della lotteria. C'era cibo gratis ma faceva un po' schifo e la serata era abbastanza noiosa, inoltre non ho vinto nulla se non delle caramelle disgustose che ho dato a mio fratello.
Verso le due di mattina nella palestra piccola è iniziato uno spettacolo di ipnosi diretto da un tizio che avevo visto al country fair. Parecchi volontari si sono fatti "ipnotizzare" da questo tizio che li ha fatti ballare e fare qualche cosa ridicola, ma era chiarissimo che stavano fingendo tutti, lo spettacolo è durato decisamente troppo ed è diventato particolarmente noioso verso la fine. Dopo l'ipnosi hanno consegnato altri premi come assegni da 2000 dollari, iPads, computers con touch screen e altre cose del cui ovviamente non ho vinto nulla.
La festa doveva finire alle tre del mattino, ma quando siamo usciti erano le quattro e c'era già luce, e Ashley doveva andare a lavorare la mattina dopo hahaha
Nei giorni seguenti non ricordo esattamente cosa abbia fatto, ma sono uscita con i miei un paio di volte per fargli vedere il fiume e le Tri-Cities (come se ci fosse qualcosa da vedere...) e con i miei amici, comunque ero sempre fuori e la cosa mi fa un sacco piacere.
Sabato c'è stato il graduation party di Cleveland ed Ashley a casa di Cleveland, ero invitata anche a qualche altro ma alla fine non ci sono andata. Paula mi ha fatto la sorpresa di festeggiare anche me, c'era un cartellone di mie foto di quest'anno e una torta con il mio nome :)


I denti blu sono per via di una granita al mirtillo #dontjudgeme


Domenica sono andata con Carla a prendermi un caffè da starbucks ma per via di un incidente era saltata la corrente in tutti i negozi della strada, quindi ci siamo ritrovate a camminare sotto il sole per tre ore cercando un posto in cui mangiare e fare un giro a caso da Target per stare in un posto con l'aria condizionata.
Lunedì era l'ultimo giorno di Timo, quindi siamo usciti tutti insieme per salutarlo. Ci siamo trovati da Maui's apple (un posto dove fanno frozen yoghurt) con lui, Carla, Chiara (l'altra italiana) e Charlotte (ragazza tedesca), e siamo stati raggiunti dopo da Andre, Larry, Liliana (amica di Chiara che avevo già visto qualche volta), Luka il georgiano inquietante e un ragazzo messicaneggiante che ogni tanto si siede con noi a pranzo e di cui mi sfugge il nome. Ci siamo presi un gelato, abbiamo cazzeggiato un po' e poi siamo andati a piedi al fiume. Nella passeggiata sono stata con Larry e Carla ridendo e parlando tutto il tempo. Ero già amica stretta di Carla, ma ultimamente stavo legando tantissimo con Larry e mi dispiace da morire che sia successo solo nell'ultima settimana, qualunque cosa faccio non riesco a non pensare al fatto che dovrò abbandonare tutti. Giuro che non so come farò senza di Carla, le voglio un bene infinito e mi mancherà da morire. Mi riesce difficile immaginarmi in una situazione in cui non posso chiamarla e darci appuntamento per prendere un caffè a caso, non so come farò senza la sua allegria e i suoi tentativi falliti di parlare italiano, e lo stesso vale per Stefanie. Mi spezza il cuore l'idea di lasciare indietro tutte queste amicizie che ho coltivato con così tanto tempo e fatica, e parlo anche di Marissa, Erin, Larry, Timo, Schuyler o Derrick, Ashley e Paula. E' un'idea insopportabile, non riesco a contenere la tristezza.
Comunque non parliamone adesso, sto cercando di restare positiva. Quella sera ho mangiato da Texas Roadhouse con le mie due famiglie, è stato divertente. Paula e mia mamma hanno iniziato a rendersi conto di quello che io so dalla prima settimana qui, ovvero che Derrick e mio fratello Ale sono la stessa persona, due gemelli separati alla nascita. Hanno lo stesso tipo di comportamento, umorismo e modo di infastidirmi, forse è per quello che mi sono sentita a mio agio con lui fin da subito. Magari non mi sono inserita nella mia famiglia ospitante a tal punto da sentirmi completamente parte di loro ma sul fatto che Derrick ormai sia mio fratello non c'è dubbio. Voglio a quell'idiota un bene infinito ed è una delle persone che mi mancherà di più, anche se più torno su questo argomento più non riesco a farmi venire in mente qualcosa che non mi mancherà. 
Me ne rendo sempre più conto in questi giorni e l'idea mi terrorizza, non so come sia possibile che Stefanie e Carla dicano di essere pronte per tornare, io non potrei mai esserlo nei prossimi mille anni. Eppure è così, la presenza dei miei genitori qui e la data di ritorno che si avvicina mi dicono di darmi una mossa e iniziare a preparare le valigie. Nello stesso modo in cui quando cadi o prendi una botta hai quel secondo in cui te ne rendi conto prima che parta il dolore, riesco già a sentire lo shock culturale e il 15 giugno che mi arriva addosso violentemente. E parte del dramma è il fatto che nessuno che non ci sia passato può capire. Gli exchange futuri che sono nell'impostazione mentale della partenza magari possono averne una vaga idea, ma non la famiglia o gli amici in Italia. E la prova è il fatto che non parlano di nient'altro, ormai appena prendo il telefono trovo messaggi pieni di "Quando torni?" "Tra poco ci vediamo <3" "Sono così felice che stai per tornare!"
Lo so che non capiscono cosa voglia dire, ma ognuno di quei messaggi è uno schiaffo in faccia. Lo so che sto tornando, non ho bisogno che me lo ricordate. Non dieci volte al giorno. Non ci voglio pensare, vi prego, vi prego, evitate. E' la cosa peggiore che possiate dire.
Comunque cerco di prenderla con filosofia, almeno in questi giorni sono piena di cose da fare e sono circondata da amici che mi vogliono bene e mi danno supporto :)
Mi rendo conto di essere fortunata, fortunatissima. Come mi dicono tutti dall'Italia, prima o poi doveva finire. E anche se mi arrabbio sempre quando lo leggo, è la verità. Quindi cerco di caricarmi di energia positiva e vivere questi ultimi giorni al massimo :)